Compagni

  Week end a casa dei nonni. Ultimamente capita spesso ed è una di quelle situazioni vincenti in cui tutti ne escono soddisfatti. C’è voluto un po’ di “inserimento”, ma ormai, anche questo rapporto si è solidificato e adesso non ci sono più i saluti in lacrime e le caramelle per far passare il viaggio in macchina. Ora appena nomino i nonni i bambini si stanno già infilando le scarpe. Per me è una benedizione. Adoro i miei pargoletti, si sa, ma mi fa anche bene, ogni tanto, farmeli mancare un po’. Ho riscoperto la soddisfazione di passare un pomeriggio a editare in santa pace: io, Photoshop, edm nelle cuffie e nessuna distrazione.  A ciò si aggiunge il piacere di aprire la porta al loro ritorno ed essere travolta da un coro di vocine eccitate ed impazienti di raccontarmi le avventure fuori casa.  Perfetto. Era la vigilia del compleanno di Nathan. Quattro anni, di già. Non ci si può credere. Dovete sapere che nel regno delle meraviglie, a casa dei nonni, tra le tante cose belle c’è anche e soprattutto, un cortile sconfinato con l’erba fresca, gli alberi da frutta e un gatto da rincorrere.  I bambini avevano passato tutta la mattinata dietro quel povero malcapitato o a rincorrersi a vicenda. Harvey non si era certo fatto lasciare indietro, ma con le gambe più corte ci si stanca di più e così, subito dopo pranzo, era crollato a letto come un ghiro in letargo. Quindi Nathan aveva preceduto il fratello al risveglio dal riposino e il nonno non vedeva l’ora di viziarlo con una merenda speciale. I suoi occhietti ancora stropicciati dopo la nanna si erano subito riaccesi alla vista del tanto bramato “surprise egg” come lo chiama lui, altrimenti detto: ovetto Kinder. Neanche il tempo di contare fino a dieci e metà dell’ovetto era scomparso dietro al sorriso soddisfatto del festeggiato.  E l’altra metà?  Dall’alto del suo seggiolone il piccolo guardava il resto del bottino con la faccia turbata di chi e’ stato invitato al cenone di capodanno nel bel mezzo della dieta.  «Non ne vuoi più Nathan?» chiese il nonno molto sorpreso.  Nathan scrollò la testa, restituì l’ovetto e poi disse dolcemente: «È per Harvey.»  Quanti bambini si tolgono la cioccolata di bocca per assicurarsi che anche il fratellino abbia la sua parte? Potevo sentire un velo di commozione nelle parole di mio padre mentre mi raccontava l’episodio al telefono. È bellissimo vederli crescere legandosi l’uno all’altro, sempre di più. Harvey è venuto al mondo solo un anno e mezzo dopo il fratello maggiore, perchè, nessuno come me crede nell’importanza di un compagno con cui scoprire il mondo. Io stessa ho una sorella di cui non potrei fare a meno. Inutile dire che Nathan fu più che contento di divorare la restante metà dopo aver saputo che c’era un altro intero ovetto anche per Harvey. Alla sera li raggiunsi anch’io per spegnere le candeline e spacchettare una decina di regali: tutti insieme, abbracciati, davanti alle fiamme del caminetto. In un pacchetto con la carta dorata trovammo “Le favole della buona notte” che ci tennero compagnia per un po’ prima di cantare “Twinkle twinkle little star” e addormentarci nel lettone dei nonni. La mattina dopo ci alzammo presto per uscire a festeggiare a modo mio: destinazione Giaveno, la mia reflex in spalla e una manciata di macchinine per giocare insieme.