06 Ago Aspettative
Posted at 17:57h
in il mio pensiero
Solitamente, ogni sera, cerco di ritagliarmi un’ora di tempo libero, dopo la cena e prima di preparare i bambini (e me stessa) per dormire.
Normalmente, se rincaso con un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia, finisco per frustrarmi all’idea di dover depennare dal programma la mia piacevole oretta ricreativa.
In effetti, ritardo o meno, la cena va comunque preparata, qualche faccenda domestica resta comunque da sbrigare e alla fine, il tempo non basta, sia per il dovere che per il piacere.
Quella sera, invece, ero in ritardo perché mi ero dimenticata di guardare l’orologio.
Avevo passato il pomeriggio in ospedale, ascoltando mio cugino raccontare i sogni che ha fatto durante il coma farmacologico.
Avevo preso un caffè con lui e osservato da vicino quanto può diventare complessa un’operazione tanto semplice, se svolta da un corpo parzialmente paralizzato.
Una brusca caduta, due vertebre incrinate e dall’oggi al domani non sei più padrone di un milione di cose che prima davi per scontate.
Ero un’ora in ritardo tornando a casa dopo uno dei pomeriggi più istruttivi di sempre, ma quella sera non mi sentivo impaziente.
Guardavo il soffritto sfrigolare nella padella, presente, in piedi sulle mie gambe. Mescolavo di tanto in tanto, soppesando con gratitudine la consapevolezza di avere un braccio per farlo.
Questo episodio mi ha fatto riflettere: abbiamo sempre aspettative altissime su come dovrebbero andare le cose e di conseguenza restiamo delusi quando inciampiamo lungo il frenetico percorso ad ostacoli quotidiano.
Ho pensato che farei bene ad essere più indulgente con me stessa. Basterebbe rallentare un po’ ogni tanto, quanto serve per guardarmi intorno e apprezzare davvero tutto quello che già ho. E allora potrei anche accorgermi che preparare la cena non è necessariamente un dovere: basta farlo con amore, basta non aver già deciso a priori cosa avrebbe dovuto occupare quello spazio.