14 Feb Come imparare a piacersi
Premessa: inizierò con qualcosa che apparentemente non c’entra.
Se, dopo aver pulito un’armadio in soffitta, mi capita di scorgere delle macchioline rosse pruriginose, sul dorso della mano, il bisogno che sento è quello di:
1.Sapere cosa ha provocato tale reazione.
2.Capire come alleviare il prurito.
Sarà stata la quantità massiccia di polvere, carica di acari, o devo smettere di usare quel tale detersivo? Posso risolvere con una crema che ho già in casa o mi dirigo in farmacia?
In questi casi, apro Google e digito le mie richieste, dopo di che è una lotteria.
Quando servono risposte alle mie impellenti domande, a volte sono fortunata e trovo immediatamente ciò che cerco, altre volte è più faticoso.
Così, tipicamente, incappo in un fastidioso pdf, il cui titolo: “Soluzione al tuo problema” mi induce a scaricarlo speranzosa. Poi vado a leggere pagine e pagine dove, di fatto, si parla dell’origine del mondo e di politica internazionale, e mentre spreco il mio tempo nella lettura mi chiedo: «Ma non potevano semplicemente dirmi quale cavolo di crema devo acquistare?».
Ecco.
Dal momento che la questione: “come imparare a piacersi” è interessante quanto complessa, onde evitarti lo stesso tipo di frustrazione, partirò immediatamente dalla soluzione e dopo, se vuoi, ci ricamiamo su.
Per coprire tutti gli aspetti di questo argomento sarebbe effettivamente il caso di parlare, tra le altre cose, anche dell’origine del mondo e di politica internazionale.
Dal momento che però, nel frattempo si farebbe notte e abbiamo tutti tante altre belle cose da fare, qui, mi limiterò a discutere solo delle basi.
Qui, per come la vedo io, affrontiamo il problema alla radice e, come promesso, partiamo dalla sua soluzione.
Bene. La soluzione è, come sempre: espressione.
Cosa mi piace dire e ripetere continuamente fino a diventare fastidiosa? Cosa dovrebbe fare ogni essere umano che si rispetti, per vivere comodo su questo nostro simpatico pianetino?
Conoscersi. Accettarsi. Esprimersi.
Dì lì si passa. Siamo tutti qui, a partecipare dell’incredibile esperienza che è la vita, con l’unico fine ultimo di esprimerci.
Quando qualcosa ci blocca nel farlo, allora, ovviamente, sorgono i problemi.
Quindi, non abbiamo altra scelta che rimboccarci le maniche e imparare la sopraffina arte di ESSERE NOI STESSI.
Anche la questione di piacersi (aspetto fisico incluso) va, in ultima analisi, ricondotta all’abilità che abbiamo o meno, di portare là fuori la nostra essenza, la nostra unicità.
Se non riusciamo a vedere quelle cose di noi, che hanno grande valore e meritano di essere mostrate e coltivate, allora non ci esprimeremo appieno e questo non può che generare resistenza e insoddisfazione.
Siamo progettati per esprimere il nostro potenziale, se non lo facciamo non ci sentiremo bene.
Chi non sta bene tende a cercare la causa del proprio malessere, con l’intenzione di curarlo. È normale ed è utile, solo che a volte si cerca nel posto errato.
Ed ecco che non ci piacciamo. Ed ecco che, di conseguenza, non piacciamo nemmeno agli altri.
Perchè la gente non mi apprezza? Perchè vengo trattata come se non avessi valore? (Questo è il malessere)
Dev’essere perchè sono brutta o poco intelligente, o povera, o debole o sfigata…inserisci liberamente qui come ti senti. (E questo è il posto errato in cui cercare la causa del malessere)
No, non sei brutta. Qualunque sia la tua forma (o il tuo modo di sentirti sbagliata). Ti assicuro che non è lì che sta il problema.
Se la gente non ti dà valore, l’unica possibile causa è che tu stessa non ti dai valore e di conseguenza non ti esprimi appieno.
Non succede che le persone non ci diano valore se noi siamo in grado di apprezzarci in prima persona. È la legge dello specchio, non si scappa.
Se non ti conosci dunque, o se ti conosci, ma non ti accetti: se non vedi la luce, l’opportunità, il dono, dietro ciò che di te giudichi, allora c’è da fare un passo indietro e guardare molto più a fondo.
In questo caso serve iniziare un percorso di esplorazione di sé in cerca di tutta la meraviglia che ognuno di noi, NESSUNO ESCLUSO, porta dentro.
Ok, spero di essere stata chiara, ma se ti fa piacere possiamo sicuramente approfondire.
Ti dirò questo di me: quando ero un’inconsapevole e spaesata adolescente alle prime armi, mi portavo a spasso un corpo che ben si adattava a quei famosi canoni estetici di bellezza in cui ci fanno credere di dover rientrare (aspetta: *piccolo momento di disapprovazione nei confronti del condizionamento sociale* perfetto, riprendiamo). Eppure non piacevo a nessuno. Come mai?
Se riguardo le mie foto di allora mi viene da chiedermi: «Come facevo a non piacermi?».
La natura mi aveva regalato un corpo atletico, proporzionato, forte, senza bisogno di allenarmi. Ero alta e slanciata, ma curva nei punti “giusti” (le virgolette qui non sono un’optional, ci siamo intese) avevo lunghe dita affusolate, grandi occhi verdi e labbra carnose. Non ho mai portato l’apparecchio, ma i denti, ordinatamente in linea, contribuivano ad un “perfetto” sorriso alla Colgate. Peccato che io quel sorriso, in pubblico, non lo mostrassi quasi mai. E qui stava il problema!
Purtroppo la mia autostima a suo tempo faceva cilecca e di conseguenza faticavo ad apprezzarmi, in tutti i sensi, aspetto fisico incluso.
Mi vedevo mancante, incapace e, dal momento che nessuno mi filava, avevo dedotto che dovevo essere pure molto brutta. Quindi mi nascondevo e mi coprivo in tutti i modi possibili. (Che peccato!)
Il mondo là fuori ci fa da specchio, è inevitabile. La percezione del feed back che mi arrivava dall’esterno non poteva far altro che confermare le mie credenze.
Detto con altre parole: anche se il mio aspetto pareva piacevole (sempre stando a ciò che il costante lavaggio di cervello cui siamo sottoposti ci propone come “piacevole”) , le convinzioni svalutanti che avevo su me stessa finivano per pesare molto di più sul piatto della bilancia, rispetto alla mia forma.
Ergo, effettivamente, nessun ragazzo si interessava a me. Se c’era da fare un gioco di squadra o un gruppo di studio venivo scelta tra gli ultimi, non avevo amici, vivevo in solitudine.
Per cambiare il modo in cui gli altri si rapportavano a me, dovevo necessariamente cambiare io dentro, per prima.
Nel momento in cui io avessi imparato ad apprezzarmi, la realtà esterna avrebbe cominciato a riflettere questa mia nuova credenza, e anche gli altri mi avrebbero finalmente apprezzata.
Funziona proprio così, ma allora non lo sapevo ancora.
Ed è proprio così che è andata alla fine, molti anni dopo.
Tornando a noi, questo mio aneddoto vuole essere un buon esempio del fatto che la nostra energia è l’unica ad avere veramente voce in capitolo. Un “bel volto da copertina” o un 90 – 60 – 90 sulla pagella anatomica, contano meno di niente a confronto!
Ok, ora invece, passiamo a te.
Se stai leggendo queste parole, proprio perchè, anche tu, non ti senti soddisfatta di come appari all’esterno, ti chiederò di scavare più a fondo, perchè non è mai sulla superficie che sta il vero problema!
Per favore, prendi in considerazione il fatto che quello che hai da dare quando ti esprimi in modo autentico e la forza interiore che stai sviluppando possono renderti magnetica e desiderabile come mai ti saresti immaginata.
Questo fa veramente la differenza: quello che tu pensi di te e quello che hai da offrire in termini di energia, non la tua forma.
Osserva. Quali lati di te senti sgomitare perchè esigono di emergere, anche se magari tu fatichi a dar loro un ruolo nel tuo copione? Oppure, quali parti della tua personalità o del tuo modo di reagire al mondo esterno non riesci ad accettare? Dove ti giudichi?
Nulla è più frustrante della propria mancata espressione e spesso siamo noi stesse le uniche ad impedirla.
Dal momento che, se non ci esprimiamo appieno, non riusciamo a stare bene del tutto, finiamo per credere che ci deve essere qualcosa di sbagliato in noi, ma non è affatto vero!
Ed ecco che ce la prendiamo con il nostro aspetto o con altre condizioni esterne a noi, che di fatto non hanno direttamente a che fare con il modo in cui ci sentiamo.
In realtà, alla base di ciò che ci causa insoddisfazione non ci sono le nostre relazioni, non c’è la nostra condizione economica e sociale, non c’è la crisi e nemmeno il corpo che ci è toccato di avere.
No, alla base di tutto c’è la separazione che sentiamo nei confronti di noi stesse, perchè purtroppo non siamo in grado di VEDERCI. Perchè non siamo ancora capaci di stare dalla nostra parte, a prescindere dalle circostanze.
Le esperienze esterne sopra elencate, non sono altro che la diretta conseguenza di questo fattore: la nostra opinione di noi (altrimenti detta “immagine di sé”).
Riassumendo: per migliorare la nostra esperienza di vita, in qualsiasi campo, non è solo sull’esperienza stessa che dobbiamo lavorare, ma prima e soprattutto dobbiamo affrontare ciò che l’ha creata.
È necessario che:
1) ci prendiamo il tempo per guardarci dentro a caccia delle credenze limitanti che abbiamo nei nostri confronti.
2) una volta che le abbiamo scovate bisogna farci pace.
3) Infine è necessario rivalutarle scoprendo i doni che vi si celano dietro.
Tutto chiaro?
Mi fa piacere. 🙂
Prova dunque a domandarti come mai opponi resistenza verso quegli aspetti che, per qualche motivo non ti piacciono o senti scomodi, ma che in fondo fanno parte di te. Dedica una parte del tuo prezioso tempo a dar loro la tua attenzione.
Se è vero che non ti piaci, allora il tuo ascolto andrebbe urgentemente orientato verso l’interno.
Cerca di darti la possibilità di mettere a fuoco ciò che di bello hai dentro, perchè ce nè, eccome se ce n’è! Ce n’è a vagonate! Riuscire a vederlo è anche questo un muscolo. Va allenato.
All’inizio potrebbe esserti d’aiuto chiedere all’esterno.
Devi sapere che hanno messo là fuori il resto della popolazione proprio allo scopo di farci da specchio. Prova a fare loro qualche domanda, sono lì per risponderti. Davvero, non aspettano altro!
Spesso “gli altri” fanno fatica quanto noi, quando si tratta di vedere sé stessi, ma se, invece, viene loro chiesto di dare un parere oggettivo su qualcun altro, dovrebbero essere efficaci.
Chiedi cosa vedono di bello in te, chiedi quali, secondo loro, sono i tuoi talenti. Ti sorprenderà quante cose verranno fuori, che non avevi messo in conto o che semplicemente ti sembravano scontate. Non lo sono affatto!
Compito a casa: riflettici su. A lungo.
Fatto ciò, accorgiti di come queste tue caratteristiche UNICHE potrebbero cambiare la vita ad altri, se condivise con gioia e trasporto partendo, non da ciò che ti dice la testa, ma da quello che senti nel cuore (l’istinto).
Esempio pratico. Come ho detto poco fa, un tempo non ero proprio una campionessa in fatto di autostima. Non lo sono nemmeno adesso, ma c’è sicuramente stato un miglioramento impressionante.
A causa della mia scarsa autostima, tendevo a guardarmi con giudizio, ripudiando quelle parti di me che, a parer mio, mi rendevano sbagliata.
Una tra tutte, quella che mi dava maggiori problemi, era la mia “esagerata” sensibilità. No, non la vedevo di buon occhio: l’avrei volentieri cancellata dal mio curriculum di qualità, avessi avuto la possibilità di farlo.
La mia sensibilità, ai miei occhi, era solo una gran scocciatura. Era proprio lei a farmi temere l’interazione con l’esterno, era l’origine del mio isolamento e quindi del mio senso di solitudine.
Poi, col tempo, ho messo a fuoco che il problema non stava affatto nell’essere una persona altamente sensibile, ma stava, invece, nella mia incapacità di vedere che tutto ciò che mi rende unica (sensibilità inclusa) se messo a frutto, mi rende anche unicamente utile.
Ovvero, semplice come può sembrare una volta messo giù, nero su bianco: proprio il fatto di essere molto sensibile, mi ha reso “speciale”, così come qualsiasi caratteristica di qualsiasi persona, rende quella persona speciale.
Per essere speciali non c’è bisogno di avere dei talenti pazzeschi: per essere speciali basta nascere.
Se sei riuscita ad arrivare al grandioso giro di boa che è la nascita, allora: i miei complimenti! Indubbiamente avrai dei tratti (sia fisici che di personalità) che ti caratterizzano e queste qualità son messe lì apposta per renderti diversa dagli altri, quindi speciale.
Non c’è nemmeno bisogno che siano qualcosa di bello, giusto, adeguato… perchè è sempre molto relativo: ciascuno ha la propria opinione su cosa sia bello, giusto e adeguato. L’importante è mutare in positivo il nostro modo di giudicare le caratteristiche che ci appartengono. Ovvero, l’importante è scorgerne il potenziale.
Esploriamo un esempio come case study.
“Sono una persona aggressiva e questo non va bene. Mi crea un sacco di casini.” Supponiamo che questo sia quello che pensi di te.
Ok, guardiamo da vicino questa tua qualità. Invece di giudicarla, indaghiamo meglio.
Punto primo: conoscersi.
Perchè sei aggressiva? Da cosa stai cercando di difenderti? Forse l’aggressività potrebbe essere l’altra faccia della medaglia del sentirti vulnerabile? (tante persone funzionano così).
Punto secondo: accettarsi.
Supponiamo che tu venga da un passato in cui sei stata maltrattata e ancora adesso ti porti dentro tonnellate di rabbia, pronte ad esplodere in faccia a chiunque alzi la voce con te. Questo non è sbagliato, è una conseguenza.
Saperlo ti permette di vedere una parte di te che ti chiede di essere compresa, legittimata, accolta.
Se ci lavori su (magari con l’aiuto di uno psicoterapeuta) è probabile che la rabbia avrà modo di sentirsi ascoltata da te e potrà, nel tempo, lasciarti.
Punto terzo: esprimersi.
A prescindere, il grande dono dietro a questa tua caratteristica può essere, per esempio, l’empatia nei confronti di altre persone che si giudicano in quanto aggressive.
Se sei sul percorso che ti porterà ad accettare la tua aggressività, allora presto, volendo, potrai aiutare altri a fare lo stesso e fidati, non è cosa da poco.
Accettare qualcosa di noi (farci pace) è il passo che precede il nostro lasciarlo andare. Precede la guarigione. Sai quanto potresti essere utile contribuendo con la tua esperienza alla guarigione altrui?
A parte questa possibilità di espressione che fa leva sulla tua esperienza personale, potresti dare un’occhiata alle altre caratteristiche implicite che si celano dietro all’aggressività.
Per riuscire ad essere aggressivi è infatti necessario possedere anche le seguenti qualità: la determinazione, la decisione, la sicurezza in sé, l’intraprendenza, la volontà, la forza di non farsi mettere i piedi in testa e proteggere i propri confini…
Se, per esempio, mi sento in qualche modo in pericolo, ma la decisione e la sicurezza in me non fanno parte del mio corredo di risorse, allora difficilmente reagirò alla minaccia aggredendo. È più probabile che mi darò alla fuga, o mi chiuderò a riccio. Giusto?Bene. Dunque queste caratteristiche che ti ho appena elencato, a quanto pare, costituiscono “l’altra faccia della medaglia” dell’aggressività. È importante che tu veda che, anche tutta questa meraviglia fa parte di te.
Serve infatti lo stesso tipo di energia per essere aggressivi o per essere intraprendenti: LA STESSA. Ciò che cambia è il modo in cui la incanaliamo.
Vuoi dirmi che essere determinati non è una qualità di gran valore? Bene, allora apprezziamo anche il fatto che, se sei una persona aggressiva puoi scegliere di smettere di giudicarti per questo e imparare ad incanalare questo potentissimo tipo di energia che ti appartiene, esprimendola nella sua forma “positiva” e utile, possibilmente al servizio di quella che senti come “la tua missione”.
È fantastico vivere dando forma al nostro grande scopo, al nostro modo naturale di contribuire. Questo è il massimo dell’espressione e quindi, inevitabilmente, accenderà la nostra fiamma a massima potenza facendoci sentire vive e splendide! Finalmente oh!
Ecco dunque che CONOSCERCI diventa la chiave per sentirci in pace con noi stesse. (come l’ho detto all’Alberto Angela, che brava!)
Imparando come funzioniamo e perchè, riusciremo ad un certo punto ad accettare come siamo fatte dentro e di conseguenza anche fuori! (Hai presente: com’è dentro così è fuori? Ottimo!)
Vedersi è tutto. Riuscire a vedere noi stesse, inteso nel senso di RICONOSCERCI, scoprirci, come vuoi metterla? Capire che diavolo ci facciamo qui e perchè mai ci hanno fatto proprio in questo modo? (anche fisicamente, ma certo!)
Se non siamo in grado di vederci noi per prime, se non ci sentiamo viste DA NOI, perchè diamine a qualcuno dovrebbe saltare in testa di calcolarci?
Ribadisco che gli altri sono messi là, oltre che per fornire un’utile campo di sperimentazione e crescita (fico!), soprattutto, esistono per farci da specchio.
Perciò, se io non mi piaccio, non piaccio, se io non mi calcolo, non mi calcolano, se io mi sento la più strafica splendida creatura sulla faccia del pianeta, prova un po’ a dire in che direzione volgeranno il loro naso le folle? Molto bene. Punta all’ultima delle tre!
Almeno all’inizio. Un po’ di sbilanciamento verso il polo “superstar” in opposizione al solito “sono insignificante” non può che far bene, no?! Evviva!
Poi, dopo un pò, probabilmente arriva un certo equilibrio e si scende anche dal piedistallo per lasciarlo a qualcun altro che ne ha bisogno più di noi, ma questa è una fase successiva, un pezzo per volta!
Quindi riepilogo un attimino le varie fasi per imparare a piacersi:
1) Compi l’atto di fede che potresti sbagliarti. Ti sembra di non essere bella, utile, valida, meritevole…ma cosa vorrà mai dire essere desiderabile? (no, il sedere a mandolino non è indispensabile a questo scopo, per fortuna.)
2) Guarda dentro in cerca di tesori e mantieni la mente aperta, curiosa, e ricettiva. Pensa fuori dal box: tutto ciò che non ti piace, visto da un’altra prospettiva, se coltivato a dovere, può diventare un super talento!
3) Chiedi e ti sarà dato. Chiedi di vederci più chiaro, chiedi un feedback da chi la guarda da fuori. Riceverai preziose e motivanti informazioni.
4) Prendi atto delle tue qualità. Ne hai tante. Fai amicizia, socializza con loro, sperimenta, lascia loro spazio di espressione.
5) Vieni da me a farti fotografare. Ovvio.
Celebriamo ciò che hai scoperto. Giochiamo! Mettiamo giù l’identità della superstar che sei e che vuoi accogliere nella tua vita!
Si fa festa finalmente, perchè ce la siamo proprio meritata eheh!
In ultima analisi, poi, sappi che ti voglio bene per quello che stai facendo, perchè la tua crescita giova profondamente a questo mondo e di conseguenza grazie! La tua crescita fa bene anche a me! (anche se non vieni a farti fotografare eh, ci macherebbe!).
Faccio il tifo per te! Sei una creatura splendida. Cerca di imparare a vederlo anche tu!!