06 Mag Quanto dobbiamo essere perfette per meritarci di esistere?
Posted at 21:17h
in il mio pensiero
Ti sei aperta e ti hanno ferita.
Ti sei chiusa e ti sei sentita sola.
Ti sei espressa e ti hanno fraintesa.
Personalmente, la difficoltà più grande con cui mi sono rapportata nella vita è proprio questo: il senso di immensa solitudine che si prova quando non ti senti vista, non ti senti compresa. Ti è mai capitato di spalancare tutte le finestre di casa nel vano tentativo di sentirti meno in gabbia? Ti sei mai detestata a causa di una lacrima che proprio non sarebbe dovuta sfuggire? C’è stato un tempo in cui giudicavo la mia fragilità. Giudicavo ogni debolezza, ogni insicurezza, ogni immeritato desiderio. Controllo e disciplina scandivano le mie giornate: costantemente nascosta dietro un ruolo per mimetizzarmi nella folla, per sentirmi adeguata.
Come potevo aspettarmi che qualcuno mi capisse, se di fronte agli altri non mi permettevo di essere me stessa?
Sono stata la figlia modello, la prima della classe, la deliziosa mogliettina, la mamma tutto fare, la business woman che non si ferma mai. Credevo fosse necessario essere forte e incorruttibile per meritare di essere amata. Col tempo ho preso consapevolezza del fatto che l’unica a giudicarmi ero io stessa. E così è iniziato il lungo percorso per imparare ad accettarmi e ad apprezzarmi così come sono: con tutti i miei limiti, con tutte le mie debolezze. Perché te lo racconto? Perché poi ho aperto gli occhi e ho visto un mare di altre donne come me: donne che soffocano nei ruoli che si son cucite addosso. Pensi che i tuoi desideri siano sbagliati? Solo perché stonano con la maschera che indossi?
Quanto dobbiamo essere perfette per guadagnarci il diritto di godere di questa vita?
È vero: deludere le aspettative fa paura. Specialmente quando siamo state noi a lavorare così sodo per crearle. Eppure quello che voglio passarti è che vivere interpretando una parte equivale a rinunciare ad esistere. Ogni bambino che nasce su questo pianeta porta con se un dono. Non ha importanza se è nato in Africa o in America, non importa l’educazione che riceverà o che non riceverà, il lavoro che farà, i difetti che avrà. Quel bambino è venuto al mondo perché ha qualcosa di unico da portare. Che spreco sarebbe se se ne andasse senza mai consegnare il dono del suo punto di vista, solo perché non si è mai permesso di essere se stesso?Sei unica. Nessuno vede il mondo da una prospettiva identica alla tua, basta questo a renderti indispensabile.
Io sono qui per piantare in te un seme: desidero che tu ti veda, al di là della maschera, laddove non c’è altro che la vulnerabilità del tuo esistere, ed essere proprio te. E desidero che in te, non nella maschera, tu ti riconosca.