Rallentare… Sentire

  La malinconia è un’emozione che ciclicamente trascina il mio corpo e la mia mente in una sorta di leggero intorpidimento al quale non è saggio opporsi. È un momento delicato, un momento di sconvolgimento emotivo e di ascolto. Quando arriva mi chiudo come un bruco nel bozzolo e attendo quasi immobile la fine della trasformazione.  Rallento. Tutto il resto può aspettare. Durante “l’onda bassa” la mia percezione della realtà si fa troppo forte, perciò cerco di essere indulgente con me stessa nell’accettare il fatto che questo non è il momento di fare valutazioni o trarre conclusioni.  Bisogna attendere. A volte dura poco, a volte dura giorni o addirittura settimane. Quando succede non posso far altro che sedermi e ascoltare il suono del caos che mi attraversa, per portare nuove informazioni. Sono input che potrò interpretare poi, in un secondo momento. A un certo punto la stanchezza, l’inevitabile fatica del corpo immerso in una fase di intensa elaborazione, lasceranno spazio ad una comprensione più profonda e ad un entusiasmo rinnovato carico di potenziale e idee. A te è mai capitato di venir sorpresa da una tempesta di emozioni che un minuto prima non c’erano e che sono arrivate così, abbastanza a caso, senza una causa identificabile?  Se sì, e se come me sei abbastanza sensibile da accorgertene, come hai reagito? Ti sei permessa di rallentare per SENTIRE questa fase che chiede il tuo ascolto? Piccolo disclaimer: sto parlando di una sensazione di disagio relativamente leggera: è una specie di onda malinconica in cui le emozioni si prendono la libertà di parlare un po’ più forte del solito e che precede l’arrivo dell’ispirazione. Ci ho tenuto ad esplicitarlo perché non vorrei che il mio discorso venisse frainteso con la descrizione dei sentimenti che si provano, per esempio nella depressione, o in altre condizioni cliniche di down emotivo, nelle quali, purtroppo, non basta aspettare che passi, ma è necessario chiedere aiuto ad un professionista e prepararsi ad un lavoro su di sé di ben altra portata. Detto ciò, se ti è mai capitato, hai considerato la possibilità di stare il più possibile con te stessa per accogliere ciò che arriva in quel momento? La tendenza comune di fronte a qualsiasi tipo di disagio emotivo è quella di distrarsi. Lo faccio spesso anche io, senza accorgermene, ma sto pian piano imparando a correggere il tiro quando me ne rendo conto. A volte si fugge senza ascoltare, si prosegue dritto come se nulla fosse, perché questa società insegna che non ci è permesso rallentare. Così facendo, però, purtroppo, perdiamo l’occasione di vedere un sacco di cose importanti che provengono dal nostro inconscio e che stanno ribollendo per essere notate.   Il mio invito è quello di allenarci a dare valore al tempo per stare con noi stessi e con le nostre emozioni, soprattutto quando è scomodo. Piangere è ascoltarsi. Fermarsi e riposarsi è amor proprio. Va tutto bene, è un processo naturale.  Dopo, quando le nuvole si scansano e torna il sereno, si potranno sentire i benefici di un’energia rinnovata e raccogliere i frutti portati dal raggiungimento di una maggiore chiarezza.