07 Ott Mamma top vs mamma flop
«Oh sì, mi piace la tua borsetta, dove l’hai comprata?» Disse la vocina stridula della Barbie di Annalisa.
«Al mercatino in piazza. È molto carino, dovremmo andarci insieme qualche volta!». Rispose con entusiasmo quella di Elisabetta. Poi la mamma delle gemelline smise per un momento di fare la voce alle Barbie, per ricordare all’altra figlia, quella più grande, di soffiare il nasino.
«Maaaaaamma! Mamma mamma mamma mammaaaaaa!!!»
«Si Harvey?». Mi rivolsi di mala voglia a mio figlio, scocciata dalla brutalità con cui era stato interrotto il mio flusso di pensiero.
«Devi guardarmi!»
«Ti guardo.»
«Guarda, la ruspa fa wroooom! Scala la rampa con un salto incredibile! Guarda com’è veloceee!»
«Mh bellissimo…» Dissi, suonando decisamente poco convinta e poi tornai a compilare mentalmente la mia lista della spesa, nel tentativo di ottimizzare i tempi.
Intanto, in risposta all’invito della madre, Isadora allungò le scarpette laccate verso il pavimento per fermarsi.
Anche le sue lunghe trecce abbandonarono momentaneamente l’oscillazione dovuta al moto dell’altalena. Poi sfilò un kleanex immacolato dal suo piumino d’oca color vermiglio e ripulì quel poco di umidità che aveva catturato l’attenzione di sua mamma.
Riprese poi a dondolarsi e anche a gongolarsi per il dolcissimo sorriso di approvazione che aveva appena ricevuto dalla persona che preferiva al mondo.
«Aaaaaah! Si è rotta la pala della ruspa! Wheeeee! Uhhhh! Sigh sob! Mamma aggiustala! Anche se non sei capace!! Subito!»
«Uff, Harvey stai calmo, fammi vedere. Per forza si rompe, guarda come la tratti! Devo metterci la colla a caldo, altrimenti è impossibile, vedi?»
«Noooo! Whaaaaah! Subitooo! Subitoo!»
«Harvey piantala di rotolarti a terra! Dai che schifo su!! Tirati su! Tanto adesso andiamo a casa e poi aggiustiamo la ruspa.»
«Mamma c’è Marco! Vado a salutarlo!»
«Bene. Ottimo. Grazie Marco». Pensai. Poi tornai alle questioni di natura pratica, tipo: «Cosa diavolo preparo per pranzo? Qualcosa che piaccia ai bambini, così possibilmente non ci mettiamo le solite due ore a mangiare.» Oppure: «Era oggi che doveva arrivare il corriere? O era domani? Aspetta che controllo…Oh no! Oggi c’era il dentista! Ahia, no, devo spostarlo.» E altra roba di questo genere.
Sebbene impegnata nel solito multitasking, la parte del mio cervello sensibile all’estetica notò che anche Annalisa ed Elisabetta portavano le trecce, anche se più corte. Erano state ordinatamente intrecciate a partire dall’attaccatura della fronte e si chiudevano poi all’estremità, raccolte da un pomposo fiocchetto rosa. Tutto il resto dell’abbigliamento abbinava nel tono e nello stile, non solo alla capigliatura, ma anche alla tenuta altrettanto zuccherosa della mamma e della sorella maggiore.
«Mammmaaaaaa! Marco dice che non mi fa più amico buuu!!»
«Uffa Harvey! E tu cosa gli hai fatto?»
«Ma ha cominciato lui!»
«Oddio adesso andiamo a casa! Vai a chiedergli scusa!»
«Ma io non ho fatto niente!»
«Vai a chiedergli scusa!!»
Pensai che la mamma di Isadora doveva avere il suo bel da fare per mantenere tutta quella prole così pulita e ordinata… e educata, e soprattutto impegnata!
Tuttavia, era evidente che nemmeno l’esperimento gemellare era bastato a scoraggiarla dal riprovarci di nuovo. Dal suo morbido cardigan ormai impossibile da chiudere, sporgeva un voluminoso pancione, sopra al quale Barbie A e Barbie E avevano trovato il loro palcoscenico.
Ero mentalmente impegnata a decidere se trovavo invidiabile oppure raccapricciante quel delizioso quadretto alla “Mulino Bianco”, poi la voce di mio figlio mi distrasse definitivamente.
«Mamma guardami!»
Mi voltai di scatto con fare minaccioso: «Hai chiesto scusa?! …Oddio!»
Scorsi sulla faccia di Harvey una lunghissima candela di moccio che penzolava in direzione giacca e improvvisamente “Marco” divenne meno urgente.
Cacciai subito la mano in borsa in cerca di qualcosa che somigliasse vagamente ad un kleanex (più o meno immacolato), ma non trovai altro che una maglietta di Batman con sopra stampata la sua brutta faccia arrabbiata.
Intenzionata a salvare, una giacca già sufficientemente mal messa decisi di immolare Batman alla causa.
L’errore fu però che, prima di passare all’azione, tentennai un paio di secondi nel valutare cosa avrebbe pensato la mamma di Isadora di una che usa la maglietta del figlio, per pulirgli il naso.
Nel frattempo, mentre Batman mi squadrava supplicandomi di risparmiargli una tale umiliazione, Harvey decise di umiliare me, definitivamente, scegliendo la manica della giacca come sostituto rapido del fazzoletto.