07 Ott Un tuffo nel passato
Posted at 17:50h
in la mia storia
Sebbene non vivesse più lì da molto tempo, quando scesi da quel treno, lui era ovunque.
Gli altoparlanti del treno avevano annunciato la fermata in una città chiamata Modena, per me invece la città intera si chiamava Ryan.
Appena fuori dalla stazione c’erano ancora quelle aiuole un po’ spennacchiate, il lungo viale alberato e quei semafori fastidiosi che non vengono verdi se ti dimentichi di premere il bottone.
Era ancora tutto li, uguale a come lo avevo lasciato, come se tutti gli abitanti, insieme con le loro case, fossero stati congelati alla mia partenza per poi scongelarsi, apposta per me, qualche ora prima del mio ritorno.
Mi incamminai sulla solita strada per tornare a casa dopo la lezione di disegno.
Con la coda dell’occhio ripercorsi la sequenza conosciuta dei lampioni, dei cancelli e di tutto il resto.
Svoltai a destra, attraversai, svoltai a sinistra. Non importa quanto tempo fosse passato: i miei piedi sapevano il da farsi in automatico e al mio cervello restò lo spazio per fantasticare.
Presi Ryan per mano e proseguimmo il cammino insieme, fumando una “paglia” e parlando di artisti emergenti che “spaccano il culo”, come ai vecchi tempi.
Ogni tanto buttavo un occhio verso il mio riflesso sulle le vetrine dei negozi, per controllare se fossi realmente tornata indietro nel tempo o se si trattasse solo di una forte impressione.
Il mio vecchio compagno di vita e di matita mi accompagnò fino a quando suonai il campanello a casa di sua mamma. Poi scomparve mentre tornavo in me per spiegarle cosa ci facessi lì.
Erano passati 11 anni abbondanti da quando incontrai suo figlio per la prima volta in accademia e circa 8 anni dall’ultima volta in cui l’avevo vista.
In effetti cosa ci facevo lì? Semplicemente mi era passato per la testa di fare un salto a salutarla, ammesso che abitasse ancora nello stesso posto.
Era andata proprio così, nessun programma: invece di chiedermi se fosse una buona idea mi ero semplicemente detta: «Perché no?».
Una delle cose che ho imparato durante questi anni è che l’istinto la sa più lunga di chiunque altro. Ormai quando l’istinto mi suggerisce un idea evito di consultare la mente per vedere che cosa ne pensa, così come sarebbe superfluo consultare la segretaria riguardo ad un ordine che proviene in direttissima dal principale.
«Ciao, sono Tiziana, sono passata a salutarti.» Dichiarai al citofono con un briciolo di incertezza.
Silenzio.
«Si, Tiziana, l’ex di Ryan, ti ricordi? Tanti anni fa…»
«Tiziana? Sei qui? Ma certo! sali, sali!»
Fu così che mi ritrovai in quella strana circostanza a ricevere la calorosa accoglienza di una persona che in teoria non aveva più niente a che fare con me.
Ritrovai il gusto speziato del suo chai indiano e fui contenta di constatare che il gatto Poocha aveva conservato tutta la sua regalità ed eleganza: non sembrava affatto invecchiato!
Mi fece davvero piacere trovarmi lì, in quella casa piena di ricordi a scambiare due chiacchiere dopo tanto tempo. Ci salutammo con un abbraccio e i migliori auguri per il futuro. Sarei ripartita l’indomani per Torino. Chissà quando e, se mai, ci rivedremo.
Ora so cosa s’intende quando si dice: “fare un tuffo nel passato”. E’ stato davvero strano confondere la mente approdando su una linea della vita ormai chiusa da tempo.
Strano e nostalgico e romantico: un po’ come la sottoscritta! 😉